Il Post - Proposte per un futuro possibile
Nell’Unione Europea si producono ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti, che hanno un enorme impatto ambientale. Nel 2020, ogni cittadino europeo ha generato in media 177 chilogrammi di rifiuti da imballaggi, ed è una quantità in crescita, anche per il sempre più diffuso consumo di pasti consegnati a domicilio e uso dei servizi di e-commerce. La Commissione europea ha stimato che questo numero potrebbe aumentare del 19 per cento entro il 2030, in assenza di contromisure. Un altro settore che crea molto inquinamento e rifiuti è poi quello del tessile, principalmente a causa della fast fashion. Ogni anno, solo nell’Unione Europea vengono buttati circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, circa 11 chilogrammi a persona.
Per contrastare questo problema si cita sempre più spesso il concetto di economia circolare, un modello economico che per essere più sostenibile cerca di utilizzare il più possibile i materiali di scarto per estendere il ciclo di vita di un prodotto. Si basa sui principi di condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione e riciclo dei materiali, che vengono reintrodotti, quando possibile, nel ciclo produttivo. È in contrapposizione con il modello economico lineare a cui siamo stati abituati, dove un materiale viene estratto e trasformato in un prodotto, che viene utilizzato per una funzione specifica e poi viene buttato. Questo modello dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo, ma è un problema per il pianeta e per le specie che lo abitano, compresa la nostra. A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, all’interno del Green Deal europeo, un piano per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei, applicando il modello di economia circolare.
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